I produttori italiani investono ancora sull’asparago
Quella dell’asparago è una coltivazione che mantiene un trend che consideriamo tuttora positivo sotto il profilo commerciale visto l’andamento crescente della domanda da parte dei consumatori per tutte le tipologie di asparagi, verdi, bianchi e violetti. Gli investimenti in questo ultimo biennio,soprattutto nel Sud dell’Italia hanno subito una flessione già a partire dal2019, protrattasi anche nel 2020 poiché aggravata dai problemi commerciali connessi alla pandemia da Coronavirus. La motivazione del calo delle superfici investite ad asparago nel Sud Italia trova una motivazione legata sia ad aspetti agronomici, che ambientali, che hanno avuto ripercussioni negative sul reddito delle imprese. Come sanno bene i produttori di asparago le quantità raccolte oltre che dalla tecnica colturale, sono influenzate in maniera determinante dalla scelta della varietà da coltivare. Purtroppo in questi ultimi anni, il proliferare di nuove varietà, spesso non verificate sperimentalmente per longevità e produttività, hanno costretto i produttori a distruggere gli impianti a causa dello scarso reddito provocato delle basse produzioni.
La Era post-covid 19
Nel 2020 la pandemia ha comportato la chiusura di bar ristoranti e mense (Horeca e ristorazione) e questo ha contribuito a ridurre il consumo di asparagi non solo freschi, ma anche conservati e surgelati . Solo la commercializzazione verso la GDO e l’export hanno consentito vendite pressoché normali .Sempre nel 2020 la difficoltà di reperire la manodopera ha avuto un peso notevole sulle decisioni degli agricoltori di ridurre gli investimenti ed anche sulla decisione di abbandonare la raccolta in impianti giovani.
A complicare ulteriormente la situazione è stato l’andamento climatico negativo degli ultimi anni caratterizzato da primavere siccitose e frequenti gelate come nel 2020 che hanno in parte compromesso la produzione. Anche per questa campagna 2021 la situazione soprattutto in Puglia dove si coltivano circa il 50 % degli asparagi italiani è difficile. Gli abbassamenti termici e le abbondanti piogge stanno, come nell’annata precedente, nuovamente ritardando la raccolta compromettendo ancora una volta le rese produttive. Al momento, per carenza di prodotto i prezzi di mercato sono buoni ma si teme un abbassamento dei prezzi di mercato se si verificherà la temuta concentrazione di produzione fra gli areali produttivi del Nord e del Sud Italia per effetto degli andamenti climatici avversi, in analogia al 2021 quando le gelate tardive colpirono duramente.
I asparagi italiani in numeri
In Italia quest’anno la superficie in produzione è stimata in circa 9.500/9.800 ha . A questi bisogna aggiungere circa 1000 ettari di giovani impianti che attendono di entrare in produzione. Gli asparagi bianchi che rappresentano poco meno del 20% dell’intera superficie nazionale, sono presenti solo in due regioni italiane più precisamente in Veneto ed in Friuli Venezia Giulia . Gli asparagi viola ( il più conosciuto è il Violetto d’Albenga) sono coltivati quasi esclusivamente in Liguria. A trainare la produzione nazionale sono sempre gli asparagi verdi di Puglia che oggi rappresentano ancora livelli produttivi superiori ai 5.000ettari, in Veneto si coltivano circa 2000 ha di asparagi verdi e bianchi( 70%) . In Emilia-Romagna (circa 750 ettari) e in Lazio (500 ettari). In Campania la coltura interessa oltre 400 ettari di asparagi verdi coltivati prevalentemente in serra. In Friuli Venezia Giulia si coltivano circa 200 ettari dei quali il 70 % bianchi. Si può affermare che per questa campagna 2021, la superficie a livello nazionale rispetto al 2020 è diminuita di circa un 10% . La riduzione più marcata si è verificata al sud dove il calo è stimato molto vicino al 15 % . Stabile invece la produzione nelle regioni minori ed in Campania e nel Nord, dove si ha qualche nuovo investimento . In leggero aumento la produzione di asparagi precoci riscaldati o con acque geotermiche come il Veneto, in Friuli Venezia Giulia e nel Lazio, ma vi sono prove in atto che prevedono di impiegare acque riscaldate da energie rinnovabili o come nel caso di un recentissimo e nuovo impianto, che utilizza come fonte energetica la energia elettrica.